Mindhunter: Inside the FBI's Elite Serial Crime Unit by John Douglas (1997-04-28) by John Douglas; Mark Olshaker;

Mindhunter: Inside the FBI's Elite Serial Crime Unit by John Douglas (1997-04-28) by John Douglas; Mark Olshaker;

autore:John Douglas; Mark Olshaker; [Olshaker;, John Douglas; Mark]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 88-17-84482-9
Amazon: B0161SW1LU
editore: Arrow
pubblicato: 1997-04-28T00:00:00+00:00


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ATLANTA

Nell’inverno del 1981, Atlanta era una città in stato d’assedio.

Tutto era cominciato un anno e mezzo prima, e prima che fosse finita – se mai lo sarà davvero – le indagini si erano trasformate in una delle cacce all’uomo più imponenti e pubblicizzate della storia americana. Politicizzò una città, orientò un’intera nazione e tradusse in amare controversie ogni fase delle investigazioni.

Il 28 luglio 1979, in seguito a un reclamo per un cattivo odore avvertibile nei boschi che costeggiano la Niskey Lake Road, la polizia scoprì il corpo del tredicenne Alfred Evans. Era scomparso da tre giorni. Quando la zona venne perlustrata, a una quindicina di metri di distanza venne trovato un altro cadavere parzialmente decomposto, in seguito identificato come il quattordicenne Edward Smith, scomparso quattro giorni prima di Alfred. Entrambi i ragazzi erano di colore. Il medico legale stabilì che Alfred Evans era stato probabilmente strangolato, mentre Edward Smith era stato sicuramente ucciso con una calibro.22.

L’8 novembre, in una scuola abbandonata fu rinvenuto il cadavere di Yusef Bell, di nove anni. Il bambino era sparito verso la fine di ottobre e anche lui era stato strangolato. Otto giorni più tardi, nei pressi di Redwine Road e Desert Drive, nel quartiere di East Point, toccò a Milton Harvey, quattordici anni. La sua scomparsa era stata denunciata ai primi di settembre, e come nel caso di Alfred Evans non fu possibile stabilire con certezza le cause della morte. Anche questi bambini erano neri, ma altre analogie non erano presenti in numero tale da assumere un significato. In una città come Atlanta, i minori scompaiono in continuazione e, talvolta, vengono ritrovati morti.

La mattina del 5 marzo 1980, una dodicenne di nome Angel Lanier uscì di casa diretta a scuola. Non ci arrivò mai. Cinque giorni dopo, fu trovata imbavagliata e legata con un cavo elettrico sul ciglio di una strada. Morta. Era vestita di tutto punto, e un secondo paio di mutandine le era stato ficcato in bocca. La morte era sopravvenuta per strangolamento, e il medico legale non riscontrò segni di stupro.

Il 12 marzo scomparve l’undicenne Jeffrey Mathis. La polizia brancolava nel buio. Gli omicidi presentavano analogie non meno che differenze, e la possibilità che fossero collegati non era stata presa mai seriamente in considerazione.

Ma se non lo aveva fatto la polizia, altri ci avevano pensato. Il 15 aprile, Camille Bell, madre di Yusef, e i genitori di altri bambini uccisi annunciarono la formazione di un comitato. I suoi componenti sollecitavano la collaborazione delle autorità e 1’«ufficializzazione» di quanto stava accadendo. Simili atrocità non avrebbero dovuto verificarsi in una città come Atlanta, la cosmopolita capitale del nuovo Sud, la città «troppo indaffarata per odiare», che vantava un sindaco e un commissario di pubblica sicurezza neri.

L’orrore non cessò. Il 19 maggio, il cadavere del quattordicenne Eric Middlebrook fu trovato a circa mezzo chilometro di distanza da casa sua. La morte era dovuta a trauma cranico. Il 9 giugno scomparve il dodicenne Christopher Richardson, e il 22 giugno, una domenica, LaTonya Wilson, di otto anni, venne prelevata dalla sua camera da letto nelle prime ore del mattino.



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